venerdì 28 marzo 2014

28 marzo 1979: incidente nucleare a Three Mile Island


Erano le 4 del mattino del 28 marzo 1979 negli Stati Uniti, quando nella centrale nucleare di Three Mile Island (a Londonderry in Pennsylvania) scattò l'allarme. Il secondo reattore nucleare (Unità 2), entrato in funzione solo il 30 dicembre 1978 (l'unità 1 lavorava dal 1974, ma in quel momento era spento) era al 97% delle sue funzioni, quando vi fu un guasto nel circuito di raffreddamento del nocciolo.


I tecnici intervennero e solo alla 19.58 riuscirono a refrigerare forzatamente il reattore. Nel mentre vi era stata una parziale fusione del nocciolo, con emissioni di radioattività in atmosfera, sfiorando la catastrofe (la fusione del nocciolo appunto, meltdown nucleare o quella che in modo più colorito viene definita "sindorme cinese").
Le ore successive e i giorni successivi furono di grande tensione. La paura di un'esplosione era forte (si era creato una bolla di idrogeno altamente infiammabile) e solo il 27 aprile fu ripristinato il circuito naturale di raffreddamento.

Nonostante l'incidente sia stato classificato di Livello 5 (per capirci Cernobyl fu livello 7), le autorità americane non hanno rivoltato danni tra i lavoratori della centrale e tra gli abitanti delle zone limitrofe.
L'incidente mise in mostra negli Stati Uniti, come nel mondo, la difficile gestione dell'energia nucleare, facendo crescere ovunque l'opposizione al nucleare. La gestione riguardava sia le fasi dell'emergenza sia gli altissimi costi di bonifica che gli americani ancora pagano. Negli stessi Stati Uniti per 20 anni non si progettarono nuove centrali nucleari.
Fino all'incidente di Cernobyl, avvenuto nel 1986, quello di Three Mile Island rappresentava il più grave mai avvenuto.
Le inchieste dimostrarono che le cause furono un pericoloso combinato tra la rottura di una valvola e l'errore umano.

E' certo che quel giorno si sfiorò una catastrofe enorme.

Nell'agosto 1979 cominciò la bonifica (che durò fino al dicembre 1993) con la rimozione e la posizione in sarcofago di cemento del nocciolo danneggiato e del combustibile.

La centrale (l'Unità 1 è ancora operativa) sarà smantellata - per fine vita - nel 2036, assieme al reattore danneggiato (che secondo i programmi doveva essere rimosso nel 2014, ma gli alti costi, oltre 1000 milioni di dollari, hanno suggerito di rimandare tutto al 2036).

Oggi l'Unità 2 è sorvegliata e soggetta a manutenzioni.

Ecco il resoconto dell'incidente della World Nuclear Association
Ecco un sito dedicato all'emergenza a Three Mile Island

giovedì 27 marzo 2014

27 marzo 1977, il più grave disastro aereo della storia

Erano le 17.06 all'aeroporto Los Rodeos di Tenerife (oggi Tenerife North Airport) quel 27 marzo 1977 quando una collisione tra due aerei, due Boeing 747 (uno dell'olandese KLM e l'altro dell'americana PAN-AM) sull'unica pista provocò complessivamente 583 morti (vi furono anche 61 superstiti nel volo americano).

Un disastro, oggi impossibile, che fu frutto di una serie di sfortunate coincidenze, di errori di comunicazione tra torre e cabine e delle scarse strumentazioni del tempo.

Entrambi gli aerei, uno partito da Los Angeles e l'altro da Amsterdam, avevano come destinazione l'aeroporto Las Palmas sull'isola di Gran Canaria. Quel giorno però, alle 13.15, una bomba esplose nello scalo di Las Palmas, senza provocare morti (la polizia avvisata 15 minuti prima, riuscì ad evacuare lo scalo - vi furono comunque 8 feriti), ma sufficiente a far chiudere lo scalo.

Il traffico fu dirottato su Tenerife. Il volo KLM atterrò alle 13.38, mentre PAN-AM (che aveva chiesto invano di attendere in volo la riapertura di Las Palmas) alle 14.15.

La situazione allo scalo era caotica. L'aeroporto disponeva di un'unica pista e di una "corsia" (taxiway) di rullaggio. Le autorità portuali decisero, in emergenza, di usare metà della corsia di rullaggio per il parcheggio e di gestire il rullaggio nella direzione opposta del decollo fino a metà pista (uscita 3), per poi rientrare nel rullaggio per l' approccio al decollo. Un'altra fatalità, vi è nebbia, abbastanza fitta con visibilità a 150 metri.


Alle 16.32 KLM è autorizzato al rullaggio e PAN-AM al seguito. La procedura doveva essere rullaggio in pista di PAN-AM fino ad uscita 3, conclusione del rullaggio nella taxiway e pronti al decollo. Stessa procedura per KLM, dopo l'ingresso nella taxiway, autorizzazione al decollo di KLM.

Qui avvengono una serie di incomprensioni, dovute, in accordo con le inchieste, all'imperfetto uso dell'inglese e ad interferenze radio. Al tempo, solo gli aeroporti grandi avevano un radar di terra (era una tecnologia piuttosto recente) e lo scalo di Tenerife ne era privo.

Quando KLM è in pista pronto al decollo, il pilota chiede autorizzazione al decollo con "We are now taking-off". La torre che aveva appena autorizzato PAN-AM al rullaggio in pista comunica "OK! Stand by for take-off", la registrazione audio riporta "OK!...for take-off". KLM parte, motori al massimo. 
PAN AM, inspiegabilmente, non esce all'uscita 3 come comunicato (ad onor del vero vi era stato uno scambio tra torre e cabina su che uscita prendere), ma si avvia verso l'uscita 4. Il pilota della PAN-AM a quel punto vede (ricordiamoci che c'era nebbia fitta, visibilità 100 metri) l'aereo della KLM e sterza verso l'uscita in modo brusco. Il pilota KLM, oramai lanciato e impossibilitato ad evitare l'impatto, tenta l'unica cosa possibile: anticipare il decollo. L'aereo sale, ma non sufficientemente, e il carrello tocca l'aereo PAN-AM. L'aereo viene scoperchiato e prende fuoco. KLM vola qualche centinaio di metri, stalla e cade, prendendo fuoco.  E' il disastro. I 6 vigili del fuoco in servizio poco possono fare.







lunedì 24 marzo 2014

24 marzo 1944: l'eccidio delle Fosse Ardiatine

L'Eccidio delle Fosse Ardeatine è senz'altro un evento simbolo dell'occupazione tedesca in Italia e della lotta partigiana. Il 24 marzo 1944, le truppe d'occupazione tedesche fucilarono 335 persone (civili e militari italiani), all'interno della antiche cave di estrazione della pozzolana (piroclastite che prende il nome da Pozzuoli) poste vicino a Via Ardeatina.


I tedeschi, comandati dal colonnello Albert Kappler, fecero questo massacro per rappresaglia. Il giorno prima, in un'azione di guerra, i partigiani avevano attaccato un battaglione del Polizeiregiment "Bozen" in Via Rasella, che aveva ucciso 33 soldati tedeschi.

L'esecuzione iniziò alle 15.30 per concludersi alle 20.00, la lista dei fucilati fu redatta scrupolosamente pescando tra condannati a morte, appartenenti al Partito d'Azione, militari, partigiani, ebrei e "noti" comunisti. Non mancarono aggiunte dell'ultimo momento.
Tra gli uomini che eseguirono le condanne anche il vice di Kappler, il capitano Erich Priebke, catturato in Argentina dopo una lunga latitanza ed estradato in Italia (il 21 novembre 1995) è morto, dopo esser stato processato e detenuto, l'11 ottobre del 2013.
La fuga in Sud America di Priebke, avvenuta dall'Alto Adige nel 1948, ha visto la complicità della Chiesa altoatesina e della Croce Rossa.

Il 24 marzo del 1949, fu inaugurato a Roma, nelle Fosse Ardeatine, il monumento per ricordare l'atroce massacro.

Le vite umane stroncate nelle cave dalla follia nazista, furono uno dei tanti prezzi pagati dagli italiani e dalla resistenza allo lotta contro il fascismo e l'occupazione tedesca. Ricordarlo significa impedire che possa, mai, riaccadere.

Ecco il link all'Enciclopedia dell'Olocausto

mercoledì 19 marzo 2014

19 marzo 1994, assassinato don Peppino Diana

Erano le 7.20 del 19 marzo del 1994, quando a Casal di Principe, cittadina della provincia di Caserta, quando un uomo entra nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari e colpisce con 5 colpi (due alla testa, uno al volto, uno al collo e uno alla mano) don Giuseppe (per tutti Peppino) Diana che si accingeva a dire messa.

Don Peppino aveva quasi 36 anni, nativo di Casal di Principe, da 12 anni era stato ordinato sacerdote. Il suo unico torto era di vivere in un paese a forte presenza camorristica (patria dei tristemente famosi casalesi) e di cercare, ogni giorno, di lottare contro il sistema criminale, ed in particolare di proteggere e diffondere una nuova cultura tra gli adolescenti.


Don Peppino fu ucciso, questo è quanto i processi hanno ricostruito, dal boss Giuseppe Quadrano (poi pentito) su mandato di Nunzio De Falco. I motivi sembrano essere interni ad una faida interna ai casalesi (tra il gruppo guidato da De Nunzio e quello facente capo al boss Schiavone, per tutti Sandokan), dove l'omicidio di Don Peppino rappresentava una prova di forza. Eliminare il nemico in tonaca che avrebbe creato forte sgomento nell'opinione pubblica.

Purtroppo Don Peppino è stato ucciso dalla camorra e infangato dalle istituzioni. Si sono azzardati ipotesi su  coinvolgimenti nella custodia di armi e altre illazioni. Vi sono stati atti vergognosi, come le parole dell'allora onorevole Gaetano Pecorella, che aveva assunto le difese del boss De Falco. Si avete capito bene, un onorevole della Repubblica Italiana, al tempo perfino presidente della Commissione Giustizia, era il difensore di un boss della camorra e infangava in nome di don Peppino!

A Peppino Diana è stata dedicata una cooperativa, Terre di Don Peppe Diana, che sulle terre confiscate alla camorra, produce la mozzarella di bufala, di cui il territorio di Casal di Principe è famoso in tutto il mondo.

Il 19 marzo avvenne anche:

giovedì 13 marzo 2014

13 marzo 1881, assassinato lo zar Alessandro II

Sono le 14.00 del 13 marzo 1881 a San Pietroburgo, quando lo zar Alessandro II rientra a Palazzo d'Inverno con la sua carrozza, dopo aver svolto la sua pratica di equitazione. Una bomba esplode al suo passaggio, lasciandolo illeso. L'imperatore, sceso dalla carrozza e soccorsi i feriti, viene colpito da una seconda esplosione che lo uccide sul colpo. Il bilancio complessivo dell'attentato furono 3 vittime e 20 feriti. 


Finì così l'esistenza di Aleksandr Nikolaevic Romanov, nato nel 1818, figlio dello Zar Nicola I a cui successe il 2 marzo 1855. Nei suoi quasi 30 anni di regno, lo zar fu ricordato anche per la legge che emancipò, nel 1861, i servi della globa.

Ad uccidere l'imperatore fu un gruppo anti-zarista chiamato Norodnaja Volja (Volontà del popolo), nato nel 1879, e secondo gli storici embrione del pensiero anarchico russo e più in generale dei movimenti rivoluzionari. A guidare il gruppo - oltre agli autori materiali - erano di fatto due donne Sofia Perovskaya (che fu condannata a morte e giustiziata il 15 aprile 1881) e Vera Figner (che fu arrestata nel 1983, condannata a morte con pena commutata in ergastolo e amnistiata nel 1905).

L'assassinio dello zar, contrariamente alle aspettative degli autori, non generò un diffuso fervore rivoluzionario e l'abbattimento dell'autorità reale, bensì l'ultima difesa popolare della dinastia.
Del resto sarebbe anche riduttivo ridurre i moti anti-zaristi ad un manipolo di facinorosi. Il pensiero che si sviluppò attorno agli ambienti anarchici russi, influenzò in modo determinante le idee rivoluzionarie che dalla Russia si estesero verso il mondo intero a partire della fine del 1800.

nello stesso giorno avvenne anche:
- 13 marzo 1954 - Inizia la battaglia di Dien Bien Phu

martedì 11 marzo 2014

11 marzo 2004, gli attentati a Madrid


La mattina dell'11 marzo 2004, a soli tre giorni dalle elezioni politiche in Spagna, 4 ordigni esplosero, quasi simultaneamente in quattro treni locali a Madrid, particolarmente affollati al quell'ora. In pochi minuti, dalle 7.39 alle 7.42, si consumò una vera e propria strage che alla fine portò alla morte 191 persone (177 immediatamente) e al ferimento di 2057 persone. Si trattava del secondo peggior attentato terroristico (in termini di vite umane) avvenuto in Europa dopo l'abbattimento dell'aereo della Pan Am sui cieli di Lockerbie nel 1988.

Questi i crudi fatti. 

Nelle ore successive avvenne qualcosa di strano. Il governo del popolare Josè Maria Aznar, indicò subito e senza incertezze, come responsabili dell'attentato i separatisti baschi dell'ETA. La tesi resse poco, per varie ragioni, non ultima il fatto che l'ETA nella sua storia aveva sempre immediatamente rivendicato qualsiasi azione. Gli spagnoli capirono che il governo aveva usato la strage ai fini elettorali e non perdonò ad Aznar questa imprudenza.
Le elezioni diedero la vittoria, a sorpresa, del socialista Josè Luis Zapatero.

Le indagini portarono alla rete islamica di Al-Qaida (e in modo specifico ad una cellula autonoma) e il successivo processo portò a dure condanne per alcuni degli esecutori (quasi tutti di nazionalità marocchina).

Come avviene spesso in questi casi, tra errori, depistaggi, complicità e incertezze, è difficile conoscere come effettivamente si sono svolti i fatti. Perfino le verità giudiziarie risultano essere parziali. Sono le vittime, quelle si, sono reali.


L'11 marzo avvenne anche:

lunedì 10 marzo 2014

10 marzo 1975, nasce Radio Milano International


Quando il 10 marzo 1975 iniziarono a Milano le trasmissioni di Radio Milano International, solo alcuni avevano la consapevolezza che iniziava una nuova era.
Quel giorno infatti, in Via Locatelli 1, in un appartamento del padre, un diplomatico in pensione, di due dei quattro fondatori (i fratelli Piero e Nino Cozzi) iniziarono le trasmissioni della prima radio privata italiana. Assieme ai fratelli Cozzi, vi sono i fratelli Angelo e Rino Borra, che dopo aver acquistato un trasmettitore militare, iniziarono a trasmettere sulla frequenza di 101 mHz (megahertz, in modulazione di frequenza) in un raggio di circa 40 chilometri. Lo fecero con i dischi portati da casa o prestati dagli amici. La loro voce si diffuse sull'etere, la musica uscì dai rigidi palinsesti della RAI e generò molto entusiasmo e tanta curiosità. Già il 14 aprile (a poco più di un mese dalla nascita) la radio venne sequestrata, per poi essere dissequestrata il 24 aprile.

Ecco in questo link alcuni dei titoli dei giornali dell'epoca, in cui si sprecavano parole quali "radio pirata" o "radio clandestina", a sottolineare come da un lato la radio incuriosiva e dall'altra impauriva. Solo un anno dopo, nel 1976, il cantautore milanese Eugenio Finardi (che aveva iniziato a lavorare nelle seconda radio milanese, Radio Milano Centrale) dedicò alla radio una stupenda canzone, inno alle "radio libere", il cui ritornello recitava  "se una radio è libera ma libera veramente  mi piace ancor di più  perché libera la mente ".

Non vi è dubbio che le Radio private hanno accompagnato (e a volte decisamente indirizzato) la crescita culturale e musicale del nostro paese.

Nel corso degli anni sono passati per Radio Milano Internazional personaggi come Claudio Cecchetto, Jerry Scotti e Enrico Bertolino.

Negli anni la radio ha cambiato nomi (oggi si chiama Radio 101, nome assunto nel 1990, dopo essere stata 101 Network e One o One) e nel 2005, in occasione del trentesimo compleanno, i fratelli Borra hanno ceduto alla Mondadori (oggi Mediaset), la radio in forte crisi economica.