mercoledì 7 ottobre 2020

7 ottobre 2006 l'assassinio di Anna Politkovskaja

 «Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare.»

 


Il giornalismo, quello serio, ha sempre dato fastidio al potere. La storia, quella relativamente recente, ci consegna centinaia di "martiri della verità", gionalisti che non si sono fermati di fronte alle apparenze o alle verità preconfezionate. Uomini e donne che hanno indagato, lottato, si sono scontrati con il potere che ha reagito nell'unico modo conosciuto ad alcuni, per sconfiggere gli avversari: tappandogli la bocca per sempre.

Vi è poi un'altra parte - purtroppo oggi la maggioranza - di giornalismo che preventivamente si inchina al potente di turno, magari in cambio di uno posto eterno in uno studio televisivo o in una testata di prestigio. In fin dei conti, la vera arma devastante, è la Verità.

Anna Stepanovna Politkovskaja è stata una di quelle donne giornaliste che hanno pagato con la vita la loro caparbietà alla ricerca della verità e dell'informazione corretta.

Quando a 48 anni, nell'ascensore della sua casa, è stata uccisa con 4 colpi di pistola, una Makarov PM, la sua sete di verità è stata spenta per sempre.

Anna, nata a New York, perchè figlia di due diplomatici sovietici ucraini stanzaini alle Nazioni Unite, studia e passa poi la sua vita a Mosca, dove dopo la laurea in giornalsimo, iniziata a lavorare nel 1982.

Come lei stessa ha avuto modo di dire più volte, "l'unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede" e questa è stata la sua responsabilità. Anna ha dedicato una parte importante della sua carriera, della sua vita e la vita stessa a raccontare gli orrori commessi in Cecenia dall'Esercito russo su mandato del Governo Russo. La sistematica violazione dei diritti umani, le torture e gli stupri. Episodi gravissimi che chiamavano in causa direttamente il governo russo e il presidente Putin, in particolare. I reportage di Anna indignavano perchè erano - come si fa nel grande giornalismo d'inchiesta - sempre rigorosi, con testimoni oculari e perfino immagini scattate di nascosto.

Anna secondo le inchieste, che naturalmente non hanno mai trovato gli esecutori materiali e i mandanti, fu uccisa da dei sicari. Il fatto avvenne il 7 ottobre, giorno del compleanno del Presidente Vladimir Putin. Forse, un regalo di compleanno di qualche amico.