Erano le 7.20 del 19 marzo del 1994, quando a Casal di Principe, cittadina della provincia di Caserta, quando un uomo entra nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari e colpisce con 5 colpi (due alla testa, uno al volto, uno al collo e uno alla mano) don Giuseppe (per tutti Peppino) Diana che si accingeva a dire messa.
Don Peppino aveva quasi 36 anni, nativo di Casal di Principe, da 12 anni era stato ordinato sacerdote. Il suo unico torto era di vivere in un paese a forte presenza camorristica (patria dei tristemente famosi casalesi) e di cercare, ogni giorno, di lottare contro il sistema criminale, ed in particolare di proteggere e diffondere una nuova cultura tra gli adolescenti.
Don Peppino fu ucciso, questo è quanto i processi hanno ricostruito, dal boss Giuseppe Quadrano (poi pentito) su mandato di Nunzio De Falco. I motivi sembrano essere interni ad una faida interna ai casalesi (tra il gruppo guidato da De Nunzio e quello facente capo al boss Schiavone, per tutti Sandokan), dove l'omicidio di Don Peppino rappresentava una prova di forza. Eliminare il nemico in tonaca che avrebbe creato forte sgomento nell'opinione pubblica.
Purtroppo Don Peppino è stato ucciso dalla camorra e infangato dalle istituzioni. Si sono azzardati ipotesi su coinvolgimenti nella custodia di armi e altre illazioni. Vi sono stati atti vergognosi, come le parole dell'allora onorevole Gaetano Pecorella, che aveva assunto le difese del boss De Falco. Si avete capito bene, un onorevole della Repubblica Italiana, al tempo perfino presidente della Commissione Giustizia, era il difensore di un boss della camorra e infangava in nome di don Peppino!
A Peppino Diana è stata dedicata una cooperativa, Terre di Don Peppe Diana, che sulle terre confiscate alla camorra, produce la mozzarella di bufala, di cui il territorio di Casal di Principe è famoso in tutto il mondo.
Il 19 marzo avvenne anche:
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