venerdì 29 agosto 2014

29 agosto 1991, assassinato Libero Grassi


"Il 29 agosto 1991 qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia e dall'omertà dell'associazione industriali, dall'indifferenza dei partiti, dall'assenza dello Stato".

Libero Grassi ha onorato fino alla fine della sua vita il suo nome, quello che i genitori, siciliani e antifascisti, gli diedero in onore del sacrificio di Giacomo Matteotti. La lotta di Libero, contro Casa Nostra ed il "pizzo", è stata dura e senza compromessi, decretando così la sua morte.

Libero Grassi, catanese di nascita, dopo essersi laureato in Giurisprudenza voleva intraprendere la carriere di diplomatico, ma si dedicò fino alla sua morte agli affari di famiglia. Imprenditore del ramo tessile ebbe il coraggio, alla fine del 1990, di denunciare i suoi estorsori e di intraprendere una campagna mediatica contro i mafiosi. Il 10 gennaio 1991 fece pubblicare una sua lettera agli estorsori sul Giornale di Sicilia. Fu poi in televisione l'11 aprile 1991, quando partecipò alla trasmissione di Michele Santoro Samarcanda.

Cosa Nostra non tollerò questa sua decisa presa di posizione e il clamore mediatico che essa causò. Timorosi che altri potessero imitarlo (il realtà Libero al tempo fu lasciato criminalmente solo da tutti) il 29 agosto 1991, alle 7.45, lo uccisero a Palermo in Via Alfieri. Aveva 67 anni.

Nel 1997 l'esecutore materiale fu condannato e nel 2004 sono stati condannati i capi mafia mandanti dell'omicidio: Riina, Provenzano e Aglieri.

Il sacrificio di Libero Grassi non è stato vano. Da allora è cresciuta la consapevolezza che solo attraverso la ribellione al pagamento del "pizzo" con l'aiuto di associazioni e delle categorie economiche era possibile intrapendere una dura lotta che è ancora in corso.

A Libero Grassi l'onore di averlo capito prima e di averlo praticato fino alla fine.

giovedì 21 agosto 2014

21 agosto 1986, il disastro del lago Nyos

Pochi forse ricordano quel che accadde la notte del 21 agosto 1986 nel nord-ovest del Camerun. Quella notte morirono soffocati nel sonno 1700 persone (oltre a 3500 capi di bestiame). La scena per molti versi apocalittica avvenne nei pressi del Lago Nyos, un lago vulcanico di grande profondità (oltre 200 metri).
Inizialmente si ipotizzò che a uccidere tutte quelle persone, che non ebbero scampo, fosse stata una nube di anidride solforosa sprigionata da un'eruzione vulcanica sotterranea.

Come avviene per molte cose africane, poco si sa su chi erano le vittime, le loro storie, i sopravvissuti e altre cose che riguardano gli aspetti più drammatici di quella notte.

Invece da subito si iniziò a studiare il fenomeno.

Si scoprì poi che la causa era stata un'enorme nube di anidride carbonica (80 milioni di metri cubi) che si propagò per circa 25 chilometri intorno al lago. La nube fu determinata da un'eruzione limnica (detta anche ribaltamento del lago), ovvero dalla rapida risalita dalle acque profonde del lago di un'enorme bolla di anidride carbonica. Gli studiosi spiegano la faccenda in questo modo: i
primi 40 metri di superficie di acqua del lago sono composti da acqua sorgiva e piovana, i sottostanti 140 metri  sono composti da acqua densamente ricca di anidride carbonica che non si mescola con quella superficiale. Uno smottamento o una variazione climatica possono far risalire improvvisamente in superficie l'anidride carbonica, generando il disastro che avvenne in Camerun.

Il lago fu subito evacuato e dal 2001 (e successivamente nel 2010) sono stati inseriti dei sifoni di sfiato - degli enormi tubi che pescono l'acqua sotto i 40 metri e fanno risalire (sfiatare, o meglio degassare) in superficie una parte di anidride carbonica insieme a grandi quantità di acqua.
Questa operazione, progettata a partire dalla metà degli anni 90, ha trovato anche voci critiche all'interno della comunità scienfifica, le quali sostengono l'inutilità di tale procedura.

Ecco un sito che spiega la tecnica di degassificazione del lago

mercoledì 13 agosto 2014

13 agosto 1935: il disastro di Molare


Vi sono catastrofi che sembrano essere minori e per questo sono meno ricordate. Quello che avvenne a partire dalle 13.30  del 13 agosto del 1935 nella Valle dell'Orba, in provincia di Alessandria, appartiene a questa categoria.
Quel giorno le due dighe, quella principale costruita su una concessione del 1906 e iniziata nel 1917 e che era stata modificata in corso d'opera nel 1923 a causa di un'inondazione, e quella secondaria, costruita in fretta e furia nel 1925, furono colpite dalla piena dovuta alle piogge eccezionali che aveva fatto crescere  il livello del lago di Ortiglieto, che artificialmente si era creato.


Quella mattina gli addetti alla diga tentarono, secondo le ricostruzioni tardivamente, di svuotare il bacino che cresceva di minuto in minuto, ma l'acqua mista a melma, impedì che ciò avvenisse. Alle 13.15 l'acqua esondò superando la diga principale, che nonostante tutto, resse. Non avvenne lo stesso con la diga secondaria che non resse e collassò.

Un fronte d'acqua fangosa, alto trenta metri e di oltre 30 milioni di metri cubi, si abbatte sulla valle. Prima a Molara, dove miracolosamente risparmiò il centro abitato, distruggendo solo la centrale elettrice, poi sulle frazioni limitrofe e infine alle 14 raggiunse il grande paese di Ovada, dove fece i maggiori danni e infine si spense verso le 14.30.

Lungo il percorso l'onda lasciò 111 morti e dispersi. Oggi in modo forse un po' macabro, questo disastro è ricordato come "il piccolo Vajont".


La diga maggiore, ancora esistente, è di proprietà dell'ENEL e da allora è inutilizzata (sebbene qualcuno ha proposto di rimetterla in funzione). 
Al processo, che si celebrò nel 1938, i tecnici che avevano costruito le dighe furono tutti assolti (inutile dire che come è avvenuto in tutte queste stragi le popolazioni locali avevano avvertito, durante i venti anni di lavori, del pericolo di alluvioni). La colpa era sempre di madre natura che aveva mandato troppa acqua quel giorno.

La strage dell'Ortiglieto non aveva insegnato nulla.

Ecco il sito Molare.net, dove è ricostruita tutta la storia di questo disastro

Il 13 agosto avvenne anche:

- 13 agosto 1968, fallito attentato di Alekos Panagulis al dittatore Papadoupolos