venerdì 24 gennaio 2020

24 gennaio 1979: l'assassinio di Guido Rossa

La storia di Guido Rossa non può essere semplificata. Deve per forza di cosa essere contestualizzata in quel contesto storico, ovvero la definitiva rottura del Partito Comunista Italiano con la lotta "oltre il Parlamento" iniziata subito dopo il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro e conclusasi proprio con l'omicidio di Rossa. Una storia travagliata, iniziata sul finire degli anni '60, in un'epoca di stragi, di depistaggi, di parti dello Stato deviate, di paure di totalitalismi e di massonerie che avevano giustificato la posizione "nè con lo Stato nè con le BR" di un pezzo importante del mondo operaio e della sinistra italiana. Il segretario del partito Comunista, Enrico Berlinguer, aveva, dopo l'omicidio di Moro, invitato i militanti a vegliare nelle fabbriche, denunciando ogni sospetto.


Guido Rossa, operaio dell'Italsider di Genova, veneto di rorigine, sindacalista della CGIL e iscritto al PCI, aveva perfettamente interiorizzato questo distacco ideologico, consapevole del danno che la lotta armata aveva oramai prodotto al movimento operaio e più in generale alla sinistra italiana. Guido denunciò  convintamente - non senza un confronto aspro con gli altri delegati di fabbrica -  le attività di un compagno di fabbrica, Francesco Berardi, sorpreso a diffondere materiali di propaganda delle Brigate Rosse.

Un gesto che all'interno della colonna genovese (molto radicale) delle Brigate Rosse è visto subito come un alto tradimento che deve essere punito.
Il 24 gennaio 1979 pochi mesi dopo l'arresto di Berardi un commando di tre persone uccide alle 6.35 e sotto casa Guido Rossa, che all'epoca aveva 44 anni. A sparare sono Vincenzo Guagliardo (arrestato nel 1980, condannato a 4 ergastoli e mai dissociatosi) e Riccardo Dura (ucciso nel 1980 durante l'irruzione nel covo di via Fracchia a Genova), mentre alla guida del furgone vi è Lorenzo Carpi (latitante dal 1980). In realtà dalle ricostruzioni postume Rossa doveva essere gambizzato ma, fu Dura a finirlo.

Per la cronaca Francesco Berardi, condannato a 4 anni di reclusione, si impiccò il 24 ottobre 1979 (esattamente un anno dopo del suo arresto) nel carcere di massima sicurezza di Cuneo.
La figlia di Guido, Sabina, divenuta deputato del Partito Democratico, ha incontrato nel 2005 Vincenzo Guagliardo in carcere. Quando nel 2008 il Tribunale di Sorveglianza ha rigettato la richiesta di libertà condizionale chiesta dai legali di Guagliardo, Sabina si è espressa dicendo "ha fatto 28 anni di carcere, ha pagato. Non c'è alcuna ragione che se nestia ancora in carcere".

Dovremmo tutti avere la forze e la capacità di affrontare quel periodo storico con l'intelligenza e la comprensione di oggi.
 

giovedì 16 gennaio 2020

16 gennaio 1920, il proibizionismo negli Stati Uniti

Il 16 gennaio 1920 segna una data in cui il mondo viene, definitivamente cambiato. Quel giorno infatti entrava in vigore, negli Stati Uniti, il XVIII emendamento alla Costituzione (approvato nel 1919) che vietava il consumo e la produzione di alcolici nel Paese. Il testo in modo scarno recitava "A partire da un anno dopo la ratifica del presente Articolo, e per effetto dello stesso, sono vietati entro i confini degli Stati Uniti la fabbricazione, la vendita e il trasporto - a scopo di consumo - di bevande alcoliche, nonché l'importazione e l'esportazione delle medesime da e per gli Stati Uniti e tutti i territori soggetti alla di loro sovranità". Si trattava di un fatto che sebbene apparentemente di "scarsa" importanza avrebbe inciso fortemente sulle vicende che si sono succedute fino ad oggi. 


Se è vero, che  l'atto di proibizione, dopo aver prodotto notevoli danni, fu ritirato pochi anni dopo (il 5 dicembre 1933), il principio a cui si ispirava "il proibizionismo" sarebbe diventato il dogma su cui si sono basate le politiche di tutti i Paesi del mondo, almeno finora.
Ma, la cosa drammatica prodotta dal quel periodo storico è stato il principio che qualsiasi cosa proibita, che ha un grande mercato, può essere il fulcro di grandiosi arricchimenti.
Se alla proibizione dell'alcol (dovuta ad una forte pressione delle Società per la Sobrietà e da gruppi politici moralisti) si deve la nascita dei "gangster" (tra tutti Alphonse Gabriel "Al" Capone), ovvero criminali che dai traffici illegali di alcol hanno costituito la loro fortuna e il loro potere (coniugando quel termine, anni dopo molto caro ai narcotrafficanti, "denaro o piombo") ed essa si deve anche, per diretta "discendenza", la nascita e la crescita esponenziale del narcotraffico.

Senza grandi giri di parole a partire da quel famigerato 16 gennaio 1920 si è affermato il principio per il quale, maggiormente gli Stati sovrani proibiscono alcune sostanze, maggiormente gruppi criminali organizzati ne ricavano grandi guadagni. Guadagni capaci di conquistare potere e successivamente di incidere sulle politiche. Ad un secolo di distanza il risultato è che le organizzazioni criminali del narcotraffico gestiscono enormi quantità di denaro, controllano Stati (è stato coniato il termine di narco-democrazia) e oramai sono presenti in una grande fetta dell'economia cosiddetta legale.
Mentre loro si arricchiscono (molto) lasciando sul campo morti (dirette e indirette) e devastazioni sociali, i governi investono cifre esorbitanti per controlli, sicurezza e cure. 

La fine del proibizionismo dell'alcol (alle ore 17.27 del martedì 15 dicembre 1933) fece impennare le entrate del Governo (tassazione sugli alcolici), vennero creati quasi un milione di posti di lavoro (industria dell'alcol) e distrusse, da un giorno all'altro, gli affari delle bande criminali
Poco dopo le organizzazioni criminali si gettarono nella commercializzazione di prodotti ancora più vantaggiosi!