venerdì 26 settembre 2014

26 settembre 1959, assassinato Solomon Bandaranaike

Il 26 settembre 1959, a Colombo, nell'allora Ceylon (oggi Sri Lanka), moriva, dopo 6 ore di intervento chirurgico e 22 ore dopo esser stato sparato, il Primo Ministro (eletto nel 1956) Solomon Bandaranaike.


Il 25 settembre, il Primo Ministro Bandaranaike stava smaltendo i suoi quotidiani appuntamenti nella sua casa, quando un monaco buddista, il venerabile Talduwe Somarama, che attendeva il suo turno per parlare con il capo del governo, estrasse una pistola ed esplose 4 colpi ravvicinati all'addome e al petto di Bandaranaike.

La versione ufficiale dei fatti, fu una "vendetta" del clero buddista (con cui il partito di Bandaranaike si era alleato durante le elezioni del 1956) per aver tradito la loro causa non fornendo il necessario supporto economico. L'assassino infatti, per tale ragione, fu condannato a morte e giustiziato il 6 luglio 1962.

Naturalmente non mancano ipotesi alternative che coinvolgono gli assetti geopolitici dell'area. Bandaranaike, uomo di sinistra, non era certo ben visto in quell'epoca e in quell'area geografica.

La morte di Solomon diede vita ad una dinastia politica familiare femminile. Infatti, pochi mesi dopo, il 21 luglio 1960 la vedova Sirimavo Bandaranaike divenne il Primo Ministro dell'isola (fu anche la prima donna al mondo a farlo). Fu tre volte Primo Ministro (1960-65, 1970-1977 e 1994-2000) fino alla sua morte avvenuta nel 2000. Dal 1994 la figlia di Solomon e Sitrimavo, Chandrika Kumaratunga, divenna Presidente dello Sri Lanka (lo fu fino al 2005). Dal 1994 al 2000, per sei, anni, il paese fu retto da due donne (cosa già molto rara nel mondo), le quali erano madre e figlia (cosa unica).

La vita di Salomon Bandaranaike, fu l'ennesimo tributo che una certa politica, al tempo progressista e di sinistra, pagò al mondo.

Il 26 settembre avvenne anche:

giovedì 11 settembre 2014

11 settembre 2001, quando tutto cominciò

L'11 settembre 2001, quando poco dopo le 9 del mattino (le 13 in Italia) , le agenzie di stampa del mondo intero lanciarono la notizia del primo attacco avvenuto alle 8.46 sulle Torri Gemelle di New York, fu chiaro a tutti che si trattava di qualcosa destinato a cambiare il mondo. 

Il secondo impatto con la seconde torre colpita da un aereo di linea e il crollo di entrambe avvenne, prima volta nella storia, in diretta televisiva mondiale.

Indipendentemente da tutto, quelle immagini resteranno per sempre nel ricordo, emotivamente doloroso, di chi le vide. Immagini che evocavano impotenza, instabilità, dolore e perfino incredulità. L'aereo che, con una precisissima virata, centrava in pieno la Torre, il fuoco che divampava e persone disperate che preferivano lanciarsi piuttosto che bruciare (200 morirono in questo modo),  i due edifici che a distanza di poco tempo si sgretolavano come csatelli di sabbia. Un'apocalisse.

Le prime notizie erano ancora più sconvolgenti. Si stimava che negli edifici ci fossero molte più persone e che i morti fossero intorno ai 20 mila (con queste cifre i giornali furono pubblicati nei giorni successivi). Oggi sappiamo che nei 4 attentati (due alle torri gemelli, quello al Pentagono e l'aereo caduto vicino a Skanksville, morirono 2974 persone (di cui 411 soccorritori) oltre a 19 attentatori.


Sui fatti, sulle motivazioni e sulle dinamiche si può trovare e leggere in rete di tutto e di più. Certo è inutile dirlo che alcune cose ancora oggi risultato "quantomeno strane". Stranezze che hanno naturalmente alimentato teorie e intrepretazioni diverse (anche queste tutte reperibili in rete) da quelle per così dire ufficiali.

La colpa degli attentati fu da subito attribuita alla rete islamica integralista al-Qaeda, capeggiata dal saudita Osama Bin Laden.

Come molte cose avvenute nel recente passato, nonostante la mole di informazioni e di documentazioni, difficilmente conosceremo la verità. Perfino quando si arrivò, esattamente 10 anni dopo, ad individuare Bin Laden, questi fu immediatamente eliminato, senza permettere nemmeno di interrogarlo.

Sappiamo invece che dal giorno dopo il mondo cambiò. Già il 7 ottobre 2001 gli americani invasero l'Afghanistan (ritenuto colpevole di ospitare Bin Laden e di permettere l'addestramento dei suoi uomini) e nel 2003 invasero l'Iraq. Ma, fin dal giorno dopo, cambiarono molte abitudini di vita, non solo degli americani. I controlli, in particolare negli aeroporti, ma più in generale nella vita quotidiana, hanno trasformato lentamente la nostra esistenza.


Altre cose avvenute l'11 settembre:

lunedì 8 settembre 2014

8 settembre 1974, arrestati Renato Curcio e Alberto Franceschini

L'8 settembre 1974, segnò una data storica per il nostro paese, le cui conseguenze non apparvero subito evidenti. A Pinerolo, nei pressi di Torino, vengono arrestati due dei capi della Brigate Rosse, Renato Curcio e Alberto Franceschini.
Le modalità della cattura sono ancora oggi non del tutto chiare. I due (già in clandestinità da anni) furono "traditi" da uno strano personaggio, Silvano Girotto (noto come "Frate Mitra"). Girotto, ex prete, ex legionario e ex guerrigliero in Cile, contattò i vertici delle Brigate Rosse, offrendo la sua esperienza nella guerriglia sudamericana. In realtà era agli ordine del generale dell'Arma dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, a cui è stato affidato una squadra di anti-terrorismo.


Il giorno del loro terzo appuntamento, a Pinerolo, i carabinieri arrestano i due capi storici delle BR.

Pur avendo sempre sostenuto di averlo fatto per motivi "ideologici" la vicenda di Frate Mitra resta avvolta in un alone di mistero.

Gli effetti di questo arresto incideranno profondamente sugli sviluppi futuri delle Brigate Rosse e sulle loro azioni. Fino a quel giorno le BR si erano caratterizzate per piccoli attentati, sequestri lampi (fatta eccezione per quello di Sossi, durato circa un mese) e un'intesa azione nelle grandi fabbriche del Nord. Unica eccezione, l'assassinio di due militanti dell'MSI avvenuta nel giugno 1974 a Padova e ritenuta dagli stessi brigatisti "un incidente di percorso e un errore". Intensa era invece in quel periodo l'attività della destra eversiva (iniziata con la strage di Piazza Fontana nel 1969 e proseguita con quella di PIazza della Loggia nel 1974) e di quella che tutti conoscono come strategia della tensione, ovvero un'azione congiunta e scellerata svolta da destra eversiva, apparati dello stato deviati, logge massoniche e servizi segreti stranieri tesa ad impedire l'ascesa del partito comunista in Italia.

Il primo fatto importante fu che nello stesso giorno non venne arrestato un terzo componente della direzione strategica delle Brigate Rosse (che doveva essere a Pinerolo con Curcio e Franceschini), Mario Moretti, che prenderà di fatto la guida dell'organizzazione. Mario Moretti fu avvertito dell'imboscata (secondo le ricostruzioni da ambienti vicini al Ministero degli Interni) e non fece in tempo ad avvisare i suoi compagni.

Alberto Franceschini restò in carcere fino al 1992, dopo aver scontato 18 anni, senza essersi mai macchiato di fatti di sangue.
Renato Curcio fu liberato (troppo semplicemente) da un commando guidato dalla moglie Margherita "Mara" Cagol (uccisa nel giugno 1975 durante il sequestro Gancia) dal carcere di Casale Monferrato, ritornò nell'organizzazione oramai nelle mani di Moretti.
Nel gennaio 1976 Curcio fu nuovamente e definitivamente arrestato in un appartamento a Milano. Restò in carcere fino 1998, anch'egli senza aver commesso nessun fatto di sangue.
La storia delle Brigate Rosse, quella molto più cruenta, fu scritta da quelli che restarano fuori dal carcere.

giovedì 4 settembre 2014

4 settembre 1965, muore Albert Schweitzer, lo stregone bianco

Voglio diventare medico per poter lavorare senza parlare…; mi pare la più urgente necessità, in Africa ”.  Ho riflettuto a lungo su ogni aspetto della cosa. Ho salute, nervi saldi, energia, spirito pratico, tenacia, accortezza, non ho molti bisogni e… se farò fiasco, pazienza, mi rassegnerò ad aver sbagliato ”.



Il 4 settembre 1965, si spegneva, a Lambarane in Gabon, a oltre 90 anni, Albert Schweitzer, medico, filosofo, musicista e teologo luterano tedesco, Premio Nobel per la Pace nel 1953.

La storia della vita di Albert Schweitzer, che era nato nel 1875, (e quella della moglie Helene Bresslau, che fino alla sua morte avvenuta nel 1957, ha condiviso, difficoltà, problemi e gioie con Albert) è stata singolare. Quando alla soglia dei 40 anni, Albert decise di prendere la seconda laurea in Medicina, qualcuno pensò che le sue facoltà mentali stavano decadendo. Il suo progetto invece era chiaro e lucido, la sua destinazione era, per sempre, l'Africa.

Nel 1913, giunse, da medico a Lamberene (assieme ad Helene), dove fondò l'ospedale (ancora oggi esistente e a lui intitolato, continua ad essere un riferimento sanitario per l'intera regione) e da allora, nonostante due guerre, l'arresto, la deportazione, i problemi, la salute della moglie e la nascita della figlia l'Africa restò nel suo quotidiano, fino alla morte.

Fu un grande pensatore e un pioniere della "cooperazione" sanitaria. Non fece particolari scoperte scientifiche, ma a lui si devono molti studi e protocolli terapeutici ancora in uso ad esempio per la cura della lebbra.


“L’uomo non troverà la Pace interiore finché non imparerà ad estendere la propria compassione a tutti gli esseri viventi”.

Ecco una biografia di Albert Schweitzer