L'Eccidio delle Fosse Ardeatine è senz'altro un evento simbolo dell'occupazione tedesca in Italia e della lotta partigiana. Il 24 marzo 1944, le truppe d'occupazione tedesche fucilarono 335 persone (civili e militari italiani), all'interno della antiche cave di estrazione della pozzolana (piroclastite che prende il nome da Pozzuoli) poste vicino a Via Ardeatina.
I tedeschi, comandati dal colonnello Albert Kappler, fecero questo massacro per rappresaglia. Il giorno prima, in un'azione di guerra, i partigiani avevano attaccato un battaglione del Polizeiregiment "Bozen" in Via Rasella, che aveva ucciso 33 soldati tedeschi.
L'esecuzione iniziò alle 15.30 per concludersi alle 20.00, la lista dei fucilati fu redatta scrupolosamente pescando tra condannati a morte, appartenenti al Partito d'Azione, militari, partigiani, ebrei e "noti" comunisti. Non mancarono aggiunte dell'ultimo momento.
Tra gli uomini che eseguirono le condanne anche il vice di Kappler, il capitano Erich Priebke, catturato in Argentina dopo una lunga latitanza ed estradato in Italia (il 21 novembre 1995) è morto, dopo esser stato processato e detenuto, l'11 ottobre del 2013.
La fuga in Sud America di Priebke, avvenuta dall'Alto Adige nel 1948, ha visto la complicità della Chiesa altoatesina e della Croce Rossa.
Il 24 marzo del 1949, fu inaugurato a Roma, nelle Fosse Ardeatine, il monumento per ricordare l'atroce massacro.
Le vite umane stroncate nelle cave dalla follia nazista, furono uno dei tanti prezzi pagati dagli italiani e dalla resistenza allo lotta contro il fascismo e l'occupazione tedesca. Ricordarlo significa impedire che possa, mai, riaccadere.
Ecco il link all'Enciclopedia dell'Olocausto
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