lunedì 21 aprile 2014

21 aprile 1967: la Grecia dei colonnelli

La notte tra il 20 e il 21 aprile del 1967, verso le 2 di notte, ad Atene iniziarono le operazioni. Il gruppo di ufficiali di "secondo livello" guidati dal colonnello Georgios Papadopulos (con lui il brigadiere Stylianos Pattakos e il colonnello Nikolas Makarezos) occuparono lo Stato Maggiore dell'Esercito, il Ministero della Difesa, i centri di comunicazione, il Parlamento e il Palazzo Reale. Furono arrestate oltre 10 mila persone, tra cui il Primo Ministro e simpatizzanti di sinistra. Alle 5.30 del mattino i golpisti si recarono dal re Costantino II, che già nel pomeriggio riconoscendo i golpisti, legittimò il nuovo governo.
Il re (che già da tempo tramava un golpe con gli ufficiali maggiori dell'esercito, che però avevano atteso troppo) ottenne di nominare primo ministro un civile, il magistrato Konstantinos Kollias, che presto si rivelò solo un paravento difronte allo strapotere dei militari (nel dicembre 1967 Papadopulos assunse direttamente le funzioni di primo ministro).


La giunta militare fu un regime fascista. Ispirato ad un nazionalismo di estrema destra, con uno spiccato anti-comunismo. La repressione fu intensa, furono soppressi i normali diritti civili, sciolti i partiti politici e usate le remote isole greche per deportare gli oppositori politici, in particolare gli esponenti della sinistra.
La tortura nelle carceri fu usata con grande abbondanza.

La dittatura dei colonnelli durò in Grecia fino al 23 luglio 1974, quando si dissolse, avendo fallito, fortunatamente, quell'idea di Stato assoluto che i militari volevano proporre. Già nel novembre 1973 Papadopoulos era stato rimosso da un golpe militare interno. Con la fine della dittatura, anche la monarchia (ritenuta complice) fu abolita.

Il colpo di stato in Grecia e il regime dei colonnelli ebbero gravi ripercussioni in Italia. L'estremismo di destra italiano, i movimenti neo-fascisti e militari e servizi segreti guardarono alla Grecia come "modello" da imitare. I paesi del Mediterraneo, Portogallo, Spagna e Grecia erano tutti retti, all'epoca dai militari, e nelle piazze in Italia i neo-fascisti urlavano "Lisbona, Atene ora Roma viene".

Nel 1969 iniziarono in Italia i primi attentati e il 12 dicembre del 1969 scoppiò la bomba a Milano in Piazza Fontana. La strategia della tensione, che secondo uno scellerato disegno, doveva portare all'emanazione di uno "stato di emergenza" e alla successiva presa di potere dei militari (complici in più occasioni dei neo-fascisti), era cominciata.

Furono anni difficili e per molti versi ancora misteriosi. Nel 1970 vi fu il tentato golpe in Italia (golpe Borghese) e attentati e morti si susseguirono di giorno in giorno, tra la complicità dei servizi segreti italiani e non solo. In Grecia, come in Italia, la lunga mano della CIA si avvertì con forza. Ma questa è un'altra storia.


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