martedì 17 settembre 2013

17 settembre 1980, assassinato Anastasio Somoza

Il 17 settembre 1980, un commando di sette persone (4 uomini e tre donne) uccise ad Assuncion, in Paraguay, Anastasio Somoza Debayle, l'ultimo membro della dinastia dei Somoza, che dal 1936 al 1979 aveva guidato, con il pugno di ferro, il Nicaragua.


L'ultimo Somoza era stato costretto alla fuga il 17 luglio 1979 dalla rivoluzione sandinista e dopo aver tentato di fuggire negli Stati Uniti (l'allora presidente Carter gli negò l'esilio dopo che aveva tolto gli aiuti al regime), si era rivolto al dittatore e amico Alfredo Stroessner, che lo accolse volentieri in Paraguay.

Anastasio Somoza, già membro del governo a partire del 1956 (dopo l'assassinio del padre) aveva ufficialmente retto il paese da Presidente dal 1967 al 1972 e dal 1974 al 1979. Di fatto, in quanto capo della Guardia Nazionale, aveva comandato ininterrottamente dal 1967 (dopo la morte del fratello Luis).

Autore di una feroce repressione nei confronti dell'opposizione (tutte le forze politiche erano state dichiarate illegali), il giovane Somoza (era nato nel 1925), si distinse per il suo amore per la bella vita (e le belle donne) e per aver intascato quasi tutti gli aiuti umanitari che erano confluiti nel paese dopo il terremoto del 1972.

Il suo assassinio, che il commando guidato dal rivoluzionario argentino Enrique Gorriaran Merlo (Ramon), chiamò "Operazione Rettile", avvenne con un assalto militare in piena regola. Solo un membro del gruppo di fuoco, Hugo Irurzun (Comandante Santiago), fu catturato e giustiziato. Egli disse che "non era tollerabile lasciare che un miliardario playboy se la spassasse mentre milioni di persone morivano di fame in America Latina". Il patrimonio stimato della famiglia Somoza era all'epoca tra i 2 e i 4 miliardi di dollari di cui un miliardo quello personale di Anastasio. Il patrimonio era frutto gran parte della corruzione, del furto e della posizione economica di privilegio in Nicaragua.

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