venerdì 9 maggio 2014

9 maggio 1978, la fine di Peppino Impastato

Giuseppe Impastato, per tutti Peppino, mori la notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978, durante la campagna elettorale a Cinisi, il paese dove era nato 30 anni prima. Peppino era candidato al Consiglio Comunale nelle liste di Democrazia Proletaria. Gli autori dell'omicidio cercarono di simulare un'esplosione mentre lo stesso Impastato confezionava un attentato dinamitardo sulla ferrovia, in modo da far pensare ad un incidente.


Peppino Impastato era nato in una famiglia mafiosa e già durante l'adolescenza, quando aveva iniziato a credere di lottare contro l'illegalità, era stato scacciato di casa. La sua vita, breve, fu all'insegna delle lotte a fianco dei contadini (espropriati dei terreni per costruire l'aeroporto di Palermo), per la pace e contro la mafia. Giornalista, aveva creato una radio libera (radio Aut) da cui denunciava le ingiustizie siciliane, e poeta, ingaggiò uno scontro con "Tano Seduto", come aveva apostrofato il capomafia Gaetano Badalamenti, che poi firmò la sua condanna a morte.
Lavorò anche molto per creare attività culturali, dal teatro ai dibattiti,  atte a creare alternative alla dominante cultura mafiosa.

La morte di Impastato passò purtroppo quasi inosservata, perchè quel 9 maggio 1978, a Roma, le Brigate Rosse fecero trovare a Roma il corpo di Aldo Moro alla fine del sequestro iniziato a marzo in Via Fani.  
Peppino fu comunque eletto nel Consiglio Comunale di Cinisi, da morto.

Solo nel 2001 la giustizia italiana condannò Vito Palazzolo a 30 anni e nel 2002 Gaetano Badalamenti all'ergastolo.

Nel 2000 il regista Marco Tullio Giordana, girò un fila sulla vita di Impastato, intitolato I cento passi.

Ecco il sito a lui dedicato, per saperne di più

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