lunedì 23 maggio 2016

23 maggio 1992: la strage di Capaci

"Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare."


Erano le 17.58 quel Sabato 23 maggio del 1992, quando tre Fiat Croma viaggiavano, in corteo, spedite dall'aeroporto di Punta Raisi verso Palermo. La prima auto era guidata dal magistrato Giovanni Falcone, uno degli uomini in prima linea nella lotta alla mafia, a suo fianco la moglie Francesca Morvillo, anch'essa magistrato e sul sedile posteriore l'autista Giuseppe Costanza. le altre due auto erano quelle della scorta.
All'altezza dello svincolo di Capaci, un'esplosione di 1000 chilogrammi di tritolo manda in frantumo un intero tratto di autostrada A29.
Nell'esplosione persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Altre 23 persone furono ferite.
La mafia aveva compiuto la sua vendetta. Si era solo all'inizio.

Sulla morte di Giovanni Falcone sono stati scritti fiumi di parole e vi sono stati processi e sentenze che hanno condannato gli autori materiali e i mafiosi mandanti.

Vi è però una pagina che non è stata completamente scritta e che attiene ai mesi precedenti alla morte di Falcone, al suo isolamento politico e nell'ambito della Magistratura. Una pagina fosca sulle connessioni tra mafia e politica, tra potere e mafia di cui forse non sapremmo mai la verità.

Le parole della collega Ilda Boccassini, pronunciate in una intervista del 2002, suonano però come un ingombrante macigno.


 « Né il Paese né la magistratura né il potere, quale ne sia il segno politico, hanno saputo accettare le idee di Falcone, in vita, e più che comprenderle, in morte, se ne appropriano a piene mani, deformandole secondo la convenienza del momento. [...] Non c'è stato uomo la cui fiducia e amicizia è stata tradita con più determinazione e malignità. Eppure le cattedrali e i convegni, anno dopo anno, sono sempre affollati di "amici" che magari, con Falcone vivo, sono stati i burattinai o i burattini di qualche indegna campagna di calunnie e insinuazioni che lo ha colpito »

Vi segnalo l'articolo sull'Espresso in cui vi sono tutte le iniziative promosse per oggi
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