« La storia ci ha insegnato che ogni
classe oppressa ha ottenuto la sua liberazione dagli sfruttatori solo
grazie alle sue stesse forze. È dunque necessario che la donna apprenda
questa lezione, comprendendo che la sua libertà si realizzerà nella
misura in cui avrà la forza di realizzarla. Perciò sarà molto più
importante per lei cominciare con la sua rigenerazione interna,
facendola finita con il fardello di pregiudizi, tradizioni ed abitudini.
La richiesta di uguali diritti in tutti i campi è indubbiamente giusta,
ma, tutto sommato, il diritto più importante è quello di amare e di
essere amata. Se dalla parziale emancipazione si passerà alla totale
emancipazione della donna, bisognerà farla finita con la ridicola
concezione secondo cui la donna per essere amata, moglie e madre, debba
comunque essere schiava o subordinata. Bisognerà farla finita con
l'assurda concezione del dualismo dei sessi, secondo cui l'uomo e la
donna rappresentano due mondi agnostici »
Emma Goldman è stata sicuramente una femminista ante-litteram, anticipando molti temi ed idee che sarebbero diventate patrimonio comune decenni dopo la sua morte. La sua vita e la sua storia, ogni attimo delle sua vita, fu all'insegna di tre ideali: l'anarchismo, la rivoluzione e l'emancipazione della donna.
Nata nel 1869 in Russia, sviluppò giovanissima a San Pietroburgo il suo pensiero anarchico e femminista e già a 15 anni, nel 1885, emigrò in contrasto con i genitori, assieme alla sorella negli Stati Uniti, dove trovò impiego come operaia.
Negli USA, dopo aver partecipato attivamente ai movimenti anarchici, si legò sentimentalmente a Alexander Berkman, anarchico russo, che fu condannato a 14 anni di carcere per un attentato.
Negli Stati Uniti divenne una conferenziera e un'oratrice, tenendo al centro delle sue conferenze l'emancipazione delle donne, la sessualità, l'amore libero e il controllo delle nascite. Temi che al tempo destavano curiosità e attenzione, ma anche forte contrarietà e sdegno. Si oppose inoltre a quel militarismo diffuso e alla leva obbligatoria che la portò a conoscere il carcere.
Assieme a Berkman rientrarono in Russia durante gli anni della Rivoluzione bolscevica, da cui rimasero, entrambi, profondamente delusi. Nel 1921 lasciò la Russia e fu in Svezia, in Germania, poi in Inghilterra e infine in Spagna negli anni della rivoluzione (1936).
Si trasferì infine in Canada, dove morì nel 1940.
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